Davide Rossi, insegnante

E’ confortante ritrovarsi all’ombra della statua del cavallo alato di Chollima, nel cuore di Pyongyang, cantando insieme ai compagni coreani “Bella Ciao”, nei giorni di metà aprile 2017 che già profumano di primavera, vincendo i venti siberiani che di solito in questa stagione ancora attraversano la Corea.

Il socialismo coreano, che s’inscrive nel più vasto contesto delle nazioni socialiste dell’Asia, dalla Cina al Laos, dal Vietnam alla Mongolia, ben al di là delle tensioni internazionali alimentate dagli Stati Uniti, si mostra capace di trasmettere ai suoi cittadini quel senso di appartenenza che nasce da una profonda visione ideologica della vita e della quotidianità.

I coreani sono in ogni caso pienamente consapevoli che il diritto alla casa, alla scuola, alla cultura, alla salute, al lavoro, alla tutela degli anziani sono conquiste realizzate dal lungo cammino dell’edificazione socialista.

La Corea Popolare si dimostra una nazione normale, che difende la sua integrità territoriale, la sua indipendenza e la sua disponibilità a collaborare con le altre nazioni per un mondo multipolare. E’ certo auspicio che, rispetto all’industria bellica, possa nei prossimi anni essere promossa con più forza quella tecnologica ad alto impatto civile, dai pannelli fotovoltaici alla computeristica. In egual modo è certo opportuno che la Corea proceda attraverso un maggiore dialogo con le forze regionali, anche per rilanciare al meglio la cooperazione economica con Cina e Russia, che potrebbe portare a un miglioramento delle infrastrutture viarie, dalle strade alle ferrovie, così come a una maggiore presenza di strumentazione moderna a supporto del lavoro nelle campagne.

Davide Rossi, insegnante