Di Luca Frei, studente universitario
Agosto 2019 – Il cambiamento di pressione e l’impatto delle ruote sull’asfalto lo confermano: il velivolo della compagnia aerea nordcoreana Airkoryo è atterrato all’aeroporto internazionale di Pyongyang. Siamo dunque arrivati in Corea del Nord. l’emozione di poter vedere dal vivo un Paese così tanto demonizzato in Occidente è grande: quanto di quel che viene raccontato da noi sarà vero? I 10 giorni che avremmo trascorso a Pyongyang e dintorni, ne ero certo, ci avrebbero delucidato in merito.
L’aeroporto si trova a una ventina di minuti dal centro della capitale, permettendo così al visitatore di osservare i primi segni della vita quotidiana della popolazione nordcoreana: persone che lavorano, che passeggiano, bambini in vacanza che svolgono attività in comune, e molto altro ancora. Si nota fin da subito una grande calma fra le persone, che non sembrano mai litigare.
L’arrivo all’albergo presso il quale risiedevo assieme agli altri compagni di delegazione ha subito mostrato il sempre più crescente turismo verso la Repubblica Popolare Democratica di Corea, soprattutto da parte della vicina popolazione cinese. La hall principale dell’albergo e gli ascensori che permettevano di salire ai piani superiori dell’alto palazzo brulicavano letteralmente di turisti del vicino Paese asiatico.
Le numerose visite sparpagliate sull’arco di nove giorni permettono di vedere e capire molte cose sulla popolazione e sulla cultura coreana. Il museo sulla guerra di Corea dimostra l’incredibile resistenza e il coraggio che ha avuto il popolo coreano, che per primo è riuscito a sconfiggere militarmente l’imperialismo statunitense. Il museo della rivoluzione, invece, mostra al visitatore il grande spirito di liberazione e indipendenza che ha portato la Corea a liberarsi dai colonialisti giapponesi. Le visite nei vari istituti scolastici testimoniano della grande rivoluzione culturale e tecnologica in corso: l’educazione, completamente gratuita e obbligatoria fino al termine delle scuole superiori, sta facendo degli enormi passi avanti, sia dal punto di vista qualitativo che nell’ambito tecnologico e degli strumenti a disposizione. Anche il servizio sanitario, pure esso gratuito, sembra fare sempre più passi avanti, nonostante il terribile embargo a cui è sottoposta la Corea. Molto interessante, inoltre, è stato scoprire che persino i lavoratori nelle fabbriche continuano ad avere la possibilità di frequentare degli studi paralleli al lavoro, in modo completamente gratuito, così da ottenere lo stesso un alto livello di istruzione.
Molto simbolica è stata la visita all’area demilitarizzata di Panmunjom, zona di confine fra le due Coree, separate dall’intervento militare statunitense. Questa divisione, unita alle atrocità della guerra coreana svoltasi fra il 1950 e il 1953, è una ferita ancora aperta e molto sentita dalla popolazione coreana, che sogna tutt’ora una riunificazione pacifica e indipendente. Questo spirito di riunificazione si percepisce ovunque e dimostra chiaramente che il popolo coreano non è guerrafondaio, come invece viene descritto alle nostre latitudini, bensì rivendica la pace e la sovranità dell’intera penisola coreana. Ma non solo: il popolo coreano vuole anche la pace fra i popoli di tutto il mondo, nel rispetto dell’indipendenza reciproca e favorendo le relazioni multilaterali. A dimostrazione di ciò vi è, ad esempio, il grande spettacolo popolare, nel quale, oltre a varie danze ed esibizioni artistiche, 12’000 ragazzi reggono dei cartoncini colorati e formano dei disegni e delle scritte. Fra queste scritte, diversi erano i messaggi che inneggiavano alla riunificazione, alla pace, al rispetto dell’indipendenza e alle relazioni multilaterali.
Questo straordinario spettacolo, inoltre, mostra l’incredibile unità che vige nel popolo coreano, che pure quando passeggia per le strade, sembra coordinato in un tutt’uno. Ciò, unito alla particolare armonia che si percepiva per le strade di Pyongyang, dimostra che il popolo coreano sembra aver trovato un modo per vivere in serenità e unito, nonostante le dure condizioni dovute all’isolamento imposto dall’embargo statunitense.
Viaggiare nella Repubblica Popolare Democratica di Corea aiuta quindi a guardare oltre la propaganda occidentale e a comprendere meglio il Paese, il quale ha sì diverse difficoltà, come d’altronde loro stesso ammettono, ma che cerca di risolvere il più possibile, sfruttando al meglio le proprie capacità. Il modo migliore per capire questo paese è andare a vedere con i propri occhi come è fatto e parlare con la popolazione stessa, che, anche quando ha delle funzioni istituzionali, è sempre disposta a parlare apertamente e a rispondere alle domande che gli vengono poste.
Quando le ruote dell’aereo diretto a Beijing si staccano dal suolo ne sono ormai sicuro: non tutto quel che viene raccontato da noi è vero, e tocca alle persone come noi, che abbiamo potuto visitare la Corea del Nord, a smentire le diverse calunnie nei confronti di questo Paese.